Relazione tra stress indotto dall’allenamento, microbiota intestinale e dieta
Al giorno d’oggi si sente molto parlare di “microbiota intestinale” e dell’importanza che ha nel difendere il nostro organismo da molte patologie anche importanti.
Dobbiamo pensare al nostro intestino come un grande territorio colonizzato da un esercito di microrganismi che hanno il compito di difenderci da altri microrganismi che cercano di conquistare un posto nel nostro intestino rompendo il giusto equlibrio e causando diverse patologie.
Il microbiota intestinale ha quindi il compito di impedire a batteri patogeni di insediarsi nel nostro intestino causando tutta una serie di problematiche.
Dalle ultime ricerche risulta che esiste una correlazione tra stress fisico ed emotivo durante l’esercizio fisico con cambiamenti nella composizione del nostro microbiota intestinale o flora batterica soprattutto per ciò che riguarda la funzione immunitaria e infiammatoria.
La dieta gioca un ruolo molto importante perchè è in grado di modulare in modo radicale la composizione della flora batterica intestinale.
L’allenamento intenso implica processi adattivi che richiedono una risposta affettiva, fisiologica, biochimica e comportamentale nel tenativo di ripristinare l’equilibrio fisiologico. Pertanto, sia le esigenze fisiche che quelle psicologiche sono indicate come “stress”, e secondo le ultime statistiche si stima che il 20-60% degli atleti soffra dello stress causato dall’allenamento eccessivo e da un recupero inadeguato. Inoltre, si ritiene che questo tipo di stress sia più frequente negli atleti di resistenza ossia nel nuoto, nel canottaggio, nel ciclismo, nello sci di fondo, nel triathlon e nei maratoneti dove gli atleti si allenano 4-6 ore al giorno, 6 giorni alla settimana e per molte settimane senza pause, andando in contro a fatica, declino delle prestazioni, insonnia, diminuzione dell’appetito, perdita di peso e di umore con disturbi come irritabilità, ansia, scarsa concentrazione, oltre che a infiammzioni e diminuzione delle difese immunitarie.
A seconda del tipo di allenamento, di intensità, età e altri fattori, circa il 20-50% degli atleti soffrono di disturbi gastrointestinali, che aumentano con l’aumentare dell’intensità dell’esercizio. In uno studio condotto su 29 triatleti maschi altamente allenati, si è scoperto che, al momento della competizione, il 93% ha riportato disturbi digestivi e due partecipanti hanno dovuto abbandonare la gara a causa di vomito e dissenteria gravi. Questi sono eventi comuni tra gli atleti quando la temperatura corporea aumenta in seguito allo sforzo e il sangue si allontana dal tratto gastrointestinale verso i muscoli periferici e gli organi come cuore e polmoni, soprattutto nel corso di intensa attività fisica. La migrazione del flusso sanguigno dall’intestino e il danno termico alla mucosa intestinale possono causare un mal funzionamento dell’intestino stesso, seguita da una risposta infiammatoria.
In generale, quindi, lo stress indotto dall’allenamento può diminuire la funzione di barriera intestinale provocando squilibri nell’idratazione, scarso assorbimento di sostanze nutritive, oltre ai danni termici della mucosa intestinale, tutti fattori che incidono negativamente sulla prestazione atletica.
Un ruolo molto importante del microbiota intestinale è quello sul controllo dei disturbi dell’umore, dell’affaticamento, insonnia e depressione sempre in seguito ad allenamenti lunghi e intensi.
Molti atleti che soffrono di stress entrano in un circolo vizioso in quanto si sottopongono ad allenamenti e gare molto impegnativi e tutto questo si traduce in affaticamento che li porta ad allenarsi di più per superare la fatica con conseguente riduzione delle prestazioni atletiche. Alcuni scienziati ritengono che valutare l’umore dell’atleta sia il modo migliore per capire se l’atleta è affetto da stress poiché è uno dei sintomi più comuni.Ad oggi, sono stati proposti diversi meccanismi biologici per spiegare i disturbi dell’umore provocati dall’esercizio fisico, l’affaticamento, l’insonnia e la depresione negli atleti: i cambiamenti metabolici nei muscoli che alla fine portano all’esaurimento muscolare e le modifiche del sistema nevoco centrale, che sono definite stanchezza centrale.
Uno dei principali elementi responsabili di tutto questo è la serotonina,
il cui circa 95% del corpo viene prodotta nelle cellule dell’intestino, e gioca un ruolo importante nelle funzioni sensoriali come ad esempio il dolore viscerale, dimostrando ancora una volta come cervello e intestino agiscano sullo stesso asse. E’ stato dimostrato scientificamente che il microbiota intestinale influenza la produzione di serotonina cerebrale diminuendo quei fattori negativi come depressione e ansia.
L’influenza del microbiota intestinale sul comportamento sta diventando sempre più evidente, in effetti, è come se funzionasse come un organo endocrino in grado di produrre e regolare diversi neurotrasmettitori e ormoni in grado di influenzare l’umore, la motivazione e la sensazione di affaticamento dell’atleta. Alcuni ricercatori hanno somministrato un particolare ceppo di probiotico per 14 giorni a topi che hanno eseguito un test di nuoto forzato e la conclusione è stata che il probiotico non ha migliorato la prestazione nel nuoto, ma ha provocato un significativo aumento di neurotrasmettitori con effetti antidepressivi.
Nel prossimo articolo, che sarà pubblicato tra una settimana, verranno prese in considerazione delle raccomandazioni dietetiche in relazione al microbiota intestinale nello sport.
Di D.ssa Emanuela Cedrino Farmacista, Esperta in Nutrizione Sportiva e Consulente in Alimentazione